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Vuoi avere un team vincente che funzioni? Lascia stare la democrazia.

Ti sembra un’affermazione azzardata?

Si parla così tanto di team, squadra, gruppo… ma di cosa si sta parlando effettivamente?

L’idea di fondo è mettere insieme diverse persone, possibilmente di talento e competenti, poi inserire la benzina degli obiettivi, da raggiungere con scadenze specifiche, quindi lasciare che le persone siano guidate da un leader più o meno direttivo e consapevole dei suoi passi.

Spolveri il tutto con un pizzico di motivazione e di premialità, e infine dovresti ritrovarti con persone sorridenti e meravigliosamente in grado di garantirti i risultati che hai fissato in un dato tempo.

Bella ricetta vero?

Eppure c’è un però. Non è tutto idillio, motivazione, persone che si parlano e scelgono insieme.

Davvero esiste una strana verità per un team vincente, ed è questa: i team migliori NON sono democratici.

So che forse sto sconvolgendo la tua idea di team, di apertura, di considerazione e di valorizzazione delle risorse umane. Ciononostante, lo ripeto: i team migliori NON sono democratici.

 

Non so se hai esperienza di lavoro di squadra, se sei un imprenditore, probabilmente si. Anche fossi un manager, direi che questo articolo potrebbe incontrarti in una delle tue esperienze professionali. Non c’è che dire se sei un allenatore o un dirigente sportivo, sei praticamente nella tua dimensione.

Ma lo ridico piano: i team migliori non sono democratici.

Mi tocca ora spiegarti il perché, prima che tu torni alla vecchia idea di leadership dittatoriale (altrettanto inutile).

Andiamo per gradi.

Ti sei già trovato in una situazione in cui i consulenti ti hanno parlato di importanza di motivazione, coesione, dimensione umana del team e, credimi, sono tutte cose vere.

Guarda la tua esperienza: non credo che tu abbia mai ottenuto risultati a lungo termine usando la paura con i tuoi collaboratori o i tuoi atleti o le persone con cui lavori e ti confronti.

Questo perché, l’effetto Paura dura davvero poco, sviluppando nel lungo termine conseguenze poco piacevoli.

Nel tempo infatti, questa può arrivare a causare burn out, ovvero una forma di esaurimento, e può aggravare la condizione della risorsa portandola a

  • calo di motivazione e dell’umore,
  • senso di frustrazione e di ingiustizia,
  • perdita di iniziativa e capacità di problem solving (ove esistente),
  • perdita di cooperazione e senso del team,
  • perdita di fiducia nel sistema e nelle persone,
  • (in qualche doloroso caso) sabotaggi sul posto di lavoro e assenteismi.

Per questo, motivare le persone che fanno parte di un team diventa un requisito fondamentale per ottenere un tessuto solido su cui poi inserire nuove proposte, innovazione, competizione e obiettivi raggiungibili e sfidanti, da trasformare in risultati concreti.

 

Cosa puoi fare per avere un team vincente senza diventare un dittatore o uno smidollato?

 

Comincia ricordando che il team funziona quando si presenta con un sistema riconoscibile, in poche parole, quando è gerarchico.

Mi spiego meglio.

I ruoli devono essere ben definiti, a partire dal leader, che deve essere in grado di fare alcune cose specifiche, possibilmente in questa sequenza:

  1. a) ascoltare (fondamentale!),
  2. b) saper comunicare e farsi capire (sono due azioni diverse, ma complementari),
  3. c) assicurarsi di aver compreso a sua volta con quali persone collabora per scegliere la persona giusta al posto giusto,
  4. d) verificare che le persone si sentano in grado di agire quel ruolo,
    e) definire obiettivi realistici e saperli comunicare (assicurandosi che siano compresi),
  5. f) assicurarsi che gli obiettivi siano accettati e che siano anche programmati nelle attività delle risorse,
  6. g) monitorare il programma e le risorse (ascoltando ancora per capire cosa blocca o agevola il processo),
  7. h) attivare un dialogo, in cui si presenta etico, equo, giusto,
  8. i) decidere, decidere, decidere (da solo, una volta ascoltato).

L’ultimo punto è una stella polare della leadership e di ogni team vincente, è la spina dorsale del carisma.

In moltissimi corsi, libri – o forse interpretazione di essi – si parla di team democratici.

Tuttavia, è importante ricordare che un buon leader sa ascoltare sicuramente e bene, ma DEVE per natura e ruolo essere in grado di scegliere e decidere da SOLO.

Un po’ quello che accade all’allenatore sportivo: sceglie da solo chi mandare in campo.

I risultati dipendono anche dai giocatori. Alla fine, tuttavia, se questi benedetti risultati non arrivano, a pagare per la responsabilità di scelta è solo lui: l’allenatore.

Avere chiari i ruoli e sapere CHI è incaricato di decidere sono 2 elementi imprescindibili di un team che funziona, che vuole innovarsi e raggiungere risultati.

Spesso e volentieri il concetto di team democratico ha portato le risorse a pensare di poter intervenire in un processo decisionale: ma quando questo accade, il team è andato letteralmente in tilt, poiché viene sfiduciata la figura del leader, messa in discussione la sua capacità decisionale, creando una frattura che è davvero raro ricucire.

Per avere un team vincente che funzioni l’equilibrio passa da qui: l’ordine dei ruoli e del sistema gerarchico. Certo, aperto al dialogo e all’ascolto, ma con la chiara e precisa idea che a decidere è una sola persona: il leader.